domenica 23 aprile 2017

“I Tg? Redazioni costosissime che danno notizie ricopiate (purchè non diano fastidio ai potenti)”: uno straordinario Travaglio ci spiega l’informazione...!!




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“I Tg? Redazioni costosissime che danno notizie ricopiate (purchè non diano fastidio ai potenti)”: uno straordinario Travaglio ci spiega l’informazione...!!



L’informazione al servizio della democrazia come cane da guardia del potere? La libertà di stampa come ‘bene comune’ da difendere? Siamo giornalisti o servi di scena? Il direttore del Fatto Quotidiano risponde a MicroMega, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Slurp” (Chiarelettere), sulla ‘zerbinocrazia italiota’.
intervista a Marco Travaglio di Rossella Guadagnini per Repubblica.it
“Chi ci ha ingannati tradendo il dovere di informarci ha le stesse colpe di chi ci ha sgovernati promettendo di salvarci. E se né gli uni né gli altri hanno mai pagato un centesimo per le proprie responsabilità, è perché leccatori e leccati sono indissolubilmente legati. Simul stabunt, simul cadent”. Marco Travaglio dedica il suo nuovo libro, “Slurp” (edito da Chiarelettere e presentato in anteprima il 17 maggio al Salone del Libro di Torino) a chi usa la lingua “per parlare, per denunciare, per urlare, per fare pernacchie”.
“Se la stampa non esistesse – diceva Balzac – bisognerebbe non inventarla; ma ormai c’è e noi ne viviamo”. Il direttore del Fatto Quotidiano è d’accordo con questa visione?
La stampa è la nostra vita: è importantissima. Questo libro l’ho scritto per cercare di far vergognare quelli che usano la stampa per leccare il potere anziché per raccontarlo e criticarlo. È un atto d’amore nei confronti dell’informazione. Non è un gesto di odio o di sfiducia, il tentativo di risvegliare sia quelli che la stampa la fanno, sia quelli che la utilizzano. E’ anche colpa del pubblico, dei lettori e dei telespettatori, se abbiamo giornali e tv così asserviti. Se la gente imparasse a ribellarsi e a pretendere il servizio che la stampa dà in tutte le democrazie, probabilmente riuscirebbe anche a ottenerlo.
Cosa è successo all’informazione in Italia?
Io rendo noto il referto. I risultati sono imbarazzanti. Non lo scopro io che abbiamo la stampa più servile d’Europa. Vi sono grandi giornali internazionali che, negli anni passati, hanno parlato riguardo all’informazione italiana di piaggerie peggiori di quelle della Russia di Stalin, del Minculpop, della stampa nordcoreana di regime. Abbiamo dato tutto il peggio di noi stessi in questi anni e questa è una delle spiegazioni per cui siamo stati governati dai peggiori governi possibili. Perché la stampa li ha sempre presentati come i migliori possibili. Chi ha incensato i governi Berlusconi ha poi incensato ugualmente i governi di Monti, Letta e Renzi.
Questo è un libro sul servilismo dei pennivendoli e, inevitabilmente, sulla libertà di informazione e i suoi limiti. Come dovrebbe essere un rapporto sano tra potere (politico, economico) e giornalismo?
Non credo di essere abilitato a dare delle lezioni. Quello che so è che non è questo il modo di fare giornalismo. Basta leggere un quotidiano straniero per rendersi subito conto che o sbagliano tutti i giornali stranieri o sbagliano i nostri grandi giornali. Non si è mai visto all’estero che al momento della scadenza del mandato presidenziale, ci si comincia a inginocchiare davanti al Capo dello Stato e chiedere: “La prego rimanga, non se ne vada, si faccia rieleggere”. Da noi è successo proprio così: dopo il settennato d’obbligo hanno cominciato a turibolare, a inginocchiarsi, a baciargli la pantofola perché non ci lasciasse.
Non è questo il compito della stampa. Che dovrebbe piuttosto compiere un’analisi critica di ciò che fa il Presidente, di ciò che fanno tutti i presidenti, come si è sempre fatto in Italia. Gli stessi giornali che hanno chiesto l’impeachment per Leone e Cossiga hanno poi trasformato Napolitano in una specie di divinità. Repubblica, che aveva svolto un ruolo critico rispetto ai capi di Stato precedenti, con Ciampi e soprattutto con Napolitano ha cambiato atteggiamento.
Sono mutati i tempi o gli uomini?
Né gli uni, né gli altri. Il potere è sempre stato il potere e, come dice la parola stessa, è potente. Basta non farsi intimorire, tenere dritta la schiena e alta la testa. E fare le dovute critiche. Non perdere mai la coscienza della propria funzione. I giornali sono diventati i propagandisti dei governi, della Presidenza della Repubblica, di Confindustria, delle banche, anche quelli che non hanno le banche nella loro proprietà. Anche quelli che non hanno i partiti in qualche modo coinvolti nel proprio destino.
Oggi è considerato assolutamente normale che se il presidente del Consiglio annuncia una cosa, il giornalista – il giorno dopo- riprende quell’annuncio senza minimamente andare a vedere se è vero o no. E’ qualcosa che in passato non succedeva nemmeno in Italia, che pure non ha mai avuto una grande tradizione di libertà d’informazione. Negli anni Cinquanta e Sessanta, ad esempio, i giornali erano tutti governativi tranne l’Unità, in quanto giornale di partito: non è che lo facesse per spirito di libertà, era semplicemente spirito di parte.
La libertà di stampa si può annoverare tra i ‘beni comuni’ e come tale essere difesa?
Assolutamente sì, c’è anche un articolo della Costituzione (il 21 ndr.) che la tutela. Anche se poi di quella libertà che noi abbiamo molto spesso non ne approfittiamo, non ce la prendiamo, pure se siamo tutelati. Non credo succeda niente a nessuno se critica Napolitano: non è che arrivano i corazzieri e gli sparano. E’ quindi un’autocensura, un servilismo autoindotto. Poi, certo, fa piacere al potente essere incensato, ma non è che ti può fare qualcosa se non lo incensi.
“I Tg? Redazioni costosissime che danno notizie ricopiate (purchè non diano fastidio ai potenti)”: Uno straordinario Travaglio contro l’informazione.





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